10/10/2014
Le zone interne per un nuovo sviluppo della Sardegna - LE PROPOSTE DELLA CISL SARDA PER RILANCIARE LO SVILUPPO NEI PICCOLI COMUNI
Piccoli Comuni come territori di elezione di una “soft economy” dove sviluppare produzioni locali destinate poi ad affermarsi nel mondo per la loro qualità, affidabilità e desiderabilità.
La proposta della CISL sarda per salvare i piccoli centri, soprattutto delle zone interne, dal declino sociale, culturale ed economico chiama in causa le capacità programmatorie della Regione e costringe i territori a promuovere una diversa progettualità, utile anche a favorire e incentivare la certificazione delle piccole produzioni di qualità attraverso disciplinari e marchi commerciali in grado di garantire sia il territorio che il consumatore, valutando formule attuate in altre realtà come quella della DE.CO. (Denominazione Comunale) strumento per imporsi nei mercati nazionali e internazionali.
Il segretario generale della CISL sarda, Oriana Putzolu, nel suo intervento a conclusione del seminario di approfondimento
su “LE ZONE INTERNE. PER UN NUOVO SVILUPPO DELLA SARDEGNA”, che si è svolto oggi a Mandas nei locali della biblioteca comunale, ha indicato una serie d’interventi per il rilancio dei piccoli comuni:
1. assicurare alle aree interne modelli di vita competitivi con quelli offerti dalle aree urbane, provando a rispondere alla crescente domanda di qualità insediativa che altrove, oggi, riscontra l'interesse anche per i cosiddetti “territori
lenti”, promuovendo un laboratorio di nuovi modi di abitare e di produrre;
2. sostenere a loro favore politiche attive per l'occupazione incentrate sul ruolo attivo degli abitanti e sulla
potenzialità dei luoghi restituendo dignità al lavoro agricolo e favorendo sul settore primario il ricambio generazionale;
3. valorizzare i localismi e, quindi, gli asset della cultura, dell'identità, dei saperi e soprattutto del saper fare
delle popolazioni elevandole a sistema economico e rilanciando, in tal senso, la crescita locale e dell’occupazione
attraverso l’uso di risorse potenziali fino ad oggi poco o mal valorizzate;
4. promuovere una forte azione di marketing territoriale favorendo politiche selettive di attrazione di investimenti;
5. non abbandonare, fra le azioni di sistema da mettere in campo, quelle a favore del settore manifatturiero cui
dedicare una specifica attenzione;
6. interventi settoriali, che possano sostenere le ragioni di una riconversione qualitativa come sta avvenendo in altre aree cosiddette marginali dell'Unione grazie anche a investimenti di capitale pubblico e privato e ad un trasferimento
di tecnologie e competenze mutuate da altre aree più evolute dove si è contenuto il processo di spostamento
della popolazione attraverso la promozione di processi di innovazione dell'economia dei territori;
7. semplificazioni amministrative per mettere queste realtà in grado di competere e di cogliere le occasioni
che, paradossalmente, proprio la globalizzazione ha aperto. Quelle che in un precedente seminario la CISL sarda
ha individuato come “aree a burocrazia zero” dove facilitare l’insediamento per le imprese.
8. la politica del fare: c’è un deficit gestionale, da parte della nostra dirigenza amministrativa e tecnica, che porta con una frequenza a dir poco preoccupante, sicuramente non in linea con i livelli europei più avanzati a realizzare
solo parzialmente i programmi, a non spendere le risorse disponibili, a rallentare e dilatare i tempi
d’attuazione di ogni programma.