30/04/2016
1° maggio 2016 per dire no al sonnifero sull’emergenza lavoro. Nota del segretario generale, Oriana Putzolu
Il silenzio sta diventando il “sonnifero” sul problema- lavoro. Poiché non si riesce ad affrontare adeguatamente l’emergenza-occupazione, si cerca di rimuoverla dall’agenda politica, relegandola senza far rumore agli ultimi posti delle priorità di governo. Eppure la Regione sa che migliorare la situazione lavorativa significa risolvere la gran parte dei problemi dell’isola: compresi quelli sociali, educativi e di ordine pubblico. Il 1° maggio 2016 il sindacato combatte contro il rischio del “ Valium” alle vertenze lavorative. Per non attendere muti che siano i tempi biblici della politica e della burocrazia a risolvere le situazioni oppure a trascinarle fino al punto di non ritorno. Quando gli impianti sono diventati ferrivecchi e le aziende impossibilitate a rientrare sul mercato. E’ evidente che il problema occupazione, nei momenti positiv, è diventato per la Regio-ne, una medaglia da appuntarsi nelle conferenze stampa. Quando le cose vanno male, e non è possibile “vendere” giornalisticamente nemmeno una promessa, si sceglie il si-lenzio. Neppure una denuncia politica contro un governo nazionale che rimanda di nove mesi gli impegni presi e con la fantasia viaggia senza ritardi sugli aerei da e per la Sar-degna. Non ben viste le occupazioni di ciminiere e di fabbriche: gesti di disperazione che im-pressionano l’opinione pubblica, ma preoccupanti imprevisti per i governatori della cosa pubblica costretti a correre ai ripari con qualche telefonata al ministro competente per una nuova promessa da spendere in attesa di tempi migliori. Lavoratori e politici in Sardegna camminano su percorsi completamente divergenti. I primi chiedono di riavere oggi il lavoro perduto. Vogliono sapere come vivranno i quasi 150 mila disoccupati ormai privi di qualunque ammortizzatore sociale scardinato dal nuovo welfare renziano ed europeo; il destino riservato ai giovani tra 24 e 35 anni oggi senza lavoro; quando potranno andare in pensione e con quale importo le migliaia di quarantenni rottamati. La Giunta Pigliaru cerca di curare la miopia, ma non sa leggere il presente. Fatica a stare sul pezzo dei problemi quotidiani e si consola disegnando, per adesso solo a tavolino, un futuro radioso, ma non riesce a garantire, oggi, pane e companatico alle famiglie. Dice di voler costruire la Sardegna del 2.0, ma non vede 350 mila poveri che non rie-scono a mettere insieme il pranzo con la cena e a pagare l’affitto della casa. I lavoratori di Alcoa e delle decine di aziende in crisi del Sulcis e di Ottana hanno diritto di cono-scere il loro destino. L’Ogliastra vuole sapere se l’industria aerospaziale potrà avere testa e corpo a Quirra e dintorni. Portotorres se le bonifiche saranno attuate e la green e-conomy avrà un futuro. Se Cagliari e Oristano potranno risolvere, grazie alla medicina del lavoro, anche il problema dell’invecchiamento, e il Medio Campidano potrà togliersi la maglia nera di provincia più povera d’Italia. Ogni territorio è mobilitato, perché tutta la Sardegna è in crisi. Con il sindacato nono-stante tutto impegnato a tenere, con sempre maggiori difficoltà, la protesta entro i limiti democratici. Il 1° maggio 2016 ricorda a tutti che il diritto alla dignità del lavoro rifiuta ogni sonnifero.