24/01/2018
Corrado Pani ( FIT ) interviene sulla crisi del porto canale: incontro postivo, ma per contrastare la forte concorrenza occorre un porto veloce e attrezzato.
Il transhipment è vivo più che mai lo dimostra il fatto che nei prossimi due anni verranno messe in servizio circa 70 navi da oltre 20.000 teu che richiederanno porti attrezzati con gru adeguate per poter essere sbarcati_ servono dai 12 ai 18 mesi per la consegna di una gru di nuova generazione (le super post-post panama) e bisogna sbrigarsi e farlo anche in fretta.
Come CISL TRASPORTI abbiamo denunciato, e ribadito nel corso dell’incontro avvenuto questa mattina con il terminalista CICT e nel pomeriggio al tavolo promosso dal Sindaco Massimo Zedda alla presenza dei soggetti istituzionali coinvolti, che è vergognoso il silenzio assordante della politica sulle vicende che stanno coinvolgendo il porto canale di Cagliari.
Siamo consapevoli che sul porto, pesa una sorta di crisi di crescita, dal momento che il suo sviluppo soffre di una sensibile carenza dal punto di vista delle infrastrutture. Non facciamo solo riferimento alla mancanza di GRU di ultima generazione, ma anche di retro-porto, di logistica, di aree destinate ai semilavorati ma in particolar modo l’import export. Il transhipment di un tempo che poteva anche ignorare tale mancanza, dal momento che sfrutta unicamente la modalità marittima, oggi purtroppo non può farne più a meno. Questo soprattutto se si intende fare di Cagliari un elemento di sviluppo territoriale, sinergico con i comuni della città metropolitana attraverso l'insediamento di attività produttive e di servizi che si riflettono nell’intera regione.
A nostro avviso, Cagliari ha l’impellente necessità di essere un porto veloce se vuole battere la concorrenza degli altri porti. Le merci viaggiano fra Tangeri e Port Said, attracchi più vantaggiosi per spostare tutto quello che si produce e si consuma nei cinque continenti e che ormai neanche sfiorano più il nostro porto sulla rotta che da Gibilterra scende al Canale di Suez, una rada sempre più deserta lontana dai mercati e scansata dai commerci.
È giunto il momento di pensare al transhipment in maniera diversa. Ci sono grandi aree a disposizione nel porto di Cagliari che potrebbero essere strutturate e messe in condizioni per poter pensare a nuove tipologie di lavorazione. C’è la necessità urgente che le parti coinvolte convergano tutte su un unico obiettivo vale a dire rilanciare il porto canale rendendolo più appetibile con politiche d’incentivazione e defiscalizzazione. Queste, insieme alla copertura del 90% delle tasse di ancoraggio a lungo termine, ad una riduzione dell’iva sulle merci lavorate e ad uno sconto sulle accise in caso di buncheraggio, potrebbero riaprire nuovi scenari e far ripartire tutta la struttura che consentirebbe di mantenere inalterati i livelli occupazionali.
Per questo motivo valutiamo favorevolmente l’impegno preso dalla Regione di convocare quanto prima un nuovo tavolo alla presenza dei soggetti già interessati insieme al terminalista CICT.
Ci auguriamo che il risveglio se pur tardivo delle istituzioni in questi ultimi giorni, non sia solo una manovra preelettorale; ma soprattutto che gli incontri odierni sortiscano effetti positivi capaci di evitare che il porto si trasformi in una polveriera pronta ad esplodere generando un’onda d’urto che metterebbe a rischio la pace sociale