12/07/2006
Assemblea donne Cisl: partecipano anche tre sindacaliste di Cagliari
Si è svolta oggi (12 luglio 2006) a Roma una grande assemblea di donne sindacaliste della Cisl. Hanno partecipato per la Cisl di Cagliari tre donne: la coordinatrice territoriale Marilla Baire, Assunta Artizzu segretaria della FIBA e Viviana Leoni segretaria della FISASCAT.
DONNE CISL: UN "PATTO SOCIALE" PER OCCUPAZIONE E SVILUPPO, SENZA DIFFERENZE DI GENERE

Basta con le differenze di genere. Vanno abolite nella realtà lavorativa e nella "opinione comune". Per questo la Cisl e il Coordinamento Donne Cisl lanciano la proposta di un'alleanza tra sessi, un vero e proprio "patto" che unisce uomini e donne in un obiettivo comune: qualità (e quantità) del lavoro, della vita quotidiana, della gestione della famiglia per tutti.

E' per questo che è stata organizzata l'Assemblea delle Donne a Roma, sulla traccia di: "Lavoro, famiglia servizi per tenere insieme la società". C'è un principio di fondo cui le donne Cisl tengono molto, ribadito fin dal titolo, ed è che la famiglia, la cura dei figli, l'apertura di più asili o il sostegno agli anziani non sono "cose da donne"; interessano anche gli uomini, a volte relegati dalla cultura corrente nel ruolo, quasi, di "incapaci" in materia di cura. Ma la parte maschile della popolazione italiana subisce come quella femminile le conseguenze di un sistema economico che lascia ancora poco spazio alle donne, di un sistema di servizi sociali che non copre nemmeno la metà delle esigenze e di un'organizzazione del lavoro che penalizza chi non dà piena disponibilità di tempo come se la qualità si misurasse in minuti.

Le donne, di tutto questo, vivono più direttamente la parte che le vede ai margini degli ambiti lavorativi. Annamaria Parente, a riguardo, presenta una situazione allarmante: "le donne italiane che accedono al lavoro sono poche rispetto alla media europea, molte si scoraggiano nella ricerca di un lavoro, una su quattro lascia il lavoro alla nascita dei figli". E anche quando lavorano sono coinvolte maggiormente dalla precarizzazione; per di più "l’andamento discontinuo dell’attività lavorativa femminile incide con effetti negativi sulle potenzialità di carriera, sul salario e sulle pensioni".

Infatti le differenze, e se ne parla poco, incidono anche per quanto riguarda le prestazioni pensionistiche: l’importo medio lordo annuo percepito dalle donne è 10.444 euro rispetto ai 14.946 euro degli uomini. Nonostante siano di più le donne a percepire prestazioni pensionistiche, sono gli uomini che ricevono il 55,9% dei redditi pensionistici

Le difficoltà a trovare posizioni lavorative stabili, infatti, sembrano riguardare soprattutto le donne: il 14,5% delle donne occupate ha un contratto di lavoro a termine, contro il 9,0% degli uomini; il 3,3% delle donne occupate ha un rapporto di collaborazione, contro l’1,5% degli uomini. Al Sud va molto, molto peggio: soltanto il 38,4% delle donne delle Regioni del Sud partecipa al mercato del lavoro, il che significa che quasi il 62% non si propone sul mercato. Per la responsabile del Coordinamento Donne Cisl, attribuire tutto questo a un mero fattore economico sembra "semplicistico". E' un problema di servizi di appoggio. Un dato per tutti: nel campo dei servizi all’infanzia, il dato medio di copertura è del 10%. Ed è un problema di contratti che non danno alle donne che lavorano la possibilità di tener dietro adeguatamente alle esigenze familiari. Questo, secondo Annamaria Parente, viene confermato da un dato: "nelle età centrali la quota di donne che entrano nell’occupazione con un contratto part-time raggiunge il 37%, a fronte del 13% degli uomini".

Occorre quindi battere parallelamente più strade: contrattazione, politiche territoriali, servizi e politiche per la famiglia. A livello di metodo, è la proposta, tramite avvisi comuni tra le parti sociali, secondo "la stessa metodologia utilizzata nell’accordo spagnolo con il Governo Zapatero" e poi tramite normativa e legislazione di sostegno di quanto condiviso tra le parti.